NEET Generation

Ignoranza, volgarità, povertà economica e intellettuale, spreco di talenti: come salvarsi dai modelli e dai miti fuorvianti della modernità, che ha trasformato in una giungla di risentimenti il mondo giovanile e mette a rischio il futuro stesso della nostra società.
“Il pensiero è sempre immorale. L’essenza sua è
distruttiva. Se si pensa a una cosa la si uccide; nulla sopravvive alla
riflessione”. L’aforisma di Oscar Wilde rivela la fragilità dell’essenza
vitale, volubile, continuamente soggetta alle turbolenze del pensiero umano.
L’uomo appare quasi ridotto a una realtà ontologica, riducendosi a uno stampo
fisico delle sue idee, dei suoi ragionamenti, del suo modo di interpretare il
mondo; tutte le sue pulsioni vengono regolate dalla sua mente, che lo
annichiliscono. L’uomo non è più libero dentro di sé, e questo lo porta al suo
sfacelo: gli si prefigura di fronte il viso antropomorfo di Thanatos, dio della
morte, che secondo la mitologia greca distrugge il vivente rendendolo un
esemplare inorganico.
Ma talvolta, prima di giungere a questo punto critico,
l’uomo si sente attanagliato dal disagio. Secondo Sigmund Freud, il disagio non
è altro che il contrasto fra felicità individuale, riconducibile all’es, che tenta di creare complessità e
tortuosità nella vita (il cosiddetto Eros),
e la moralità, il super-io, che
porterebbe alla distruzione, che tiene a freno le pulsioni e le eccitazioni
della mente tenendo conto delle restrizioni della società (il Thanatos, appunto).

Un altro esempio di immoralità divenuta morale è
sbattere i propri figli di 6-7 anni in prima serata in televisione per far
vedere al mondo di essere genitori di un “prodigio” che è in grado di ballare o
cantare fin dalla tenera età. “Io diventerò qualcuno, non studierò, non
leggerò, a tutti voi dirò di no”, cantano i bambini sul palco di un concorso
nel videoclip musicale dell’omonima canzone di Caparezza “Io diventerò qualcuno”, in cui il cantante ironizza
platealmente la nuova tendenza diffusasi, che ormai è così radicata nel nostro
vivere quotidiano da passare inosservata.
E per chi ancora riesce ad afferrare il concetto di
vera moralità? Al disagio potrebbe sommarsi lo sconforto generato
dall’osservazione della realtà in cui si vive, che
porterebbe le persone con un minimo di buon senso a creare attorno a sé una
barriera per difendersi da questa abissale ignoranza intrisa nella società.
Oppure, come accade per le persone più sensibili e vulnerabili, si diventa
vittima del caro dio Thanatos, finendo per soccombere e autodistruggersi.
Venusia CORRADO
© Giuseppe Stampacchia Press 2016
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