Un fischio al mondo nuovo

Tricase: Enrico Ianniello circondato dagli studenti del Liceo Stampacchia. "Se il mondo in cui viviamo ci delude, bisogna raccontare un mondo nuovo", dice lo scrittore-attore di Caserta.

Intervista a Enrico Ianniello, il popolarissimo attore di “Un passo dal cielo”, vincitore del premio Campiello con il suo romanzo d’esordio “La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin”. Si può guardare la vita con un sorriso?

Incontro con l'autore: Enrico Ianniello

Evento speciale nei giorni scorsi al Liceo Scientifico-Classico “G. Stampacchia” di Tricase, dove gli alunni hanno incontrato Enrico Ianniello, il commissario Nappi della nota serie televisiva “Un passo dal cielo”. Ianniello, dopo essersi affermato come attore e regista (ha interpretato, tra gli altri, il ruolo di Antonio Ingroia nel film “Paolo Borsellino. I 57 giorni” con Luca Zingaretti) ha debuttato con il suo primo fortunatissimo romanzo, La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin, con il quale ha vinto l’anno scorso il premio Campiello, sezione “Opera prima”.
Discutere con l’autore del romanzo e la sua visione della vita è stato l’obiettivo dell’appuntamento inserito nell’ambito del progetto “Incontro con l’autore”, che da anni il Liceo di “Stampacchia” di Tricase promuove invitando gli studenti a leggere i romanzi e i saggi di scrittori di fama nazionale e a incontrare gli autori per dialogare e confrontarsi con i temi delle loro opere. 
Enrico Ianniello è stato straordinario, ha saputo animare l’incontro con la sua ironia e la sua gioiosità, mantenendo vivo l’interesse dei ragazzi e dei professori. Ha iniziato raccontando la sua storia di scrittore, partendo dal giorno in cui un distinto signore di Caserta, colto e ben vestito, entrò nella sua classe durante l’ora di lezione e invitò tutti ad assistere a uno spettacolo teatrale, al quale naturalmente parteciparono in pochi. «Ecco, guardando quello spettacolo ho capito quale sarebbe stata la mia strada». Infatti, dopo il diploma, con in testa il chiodo fisso del teatro (all’epoca lavorava nel bar dei suoi genitori), decise di tentare un provino a Firenze, alla “Bottega Teatrale” di Vittorio Gassman, l’indimenticabile “mattatore” della commedia all’italiana. Esito positivo: fu l’inizio di una splendida carriera.
Sollecitato dalle domande, l’autore ha spiegato le ragioni che lo hanno spinto a scrivere La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin, affermando di essere sempre stato un amante della lettura. «I libri hanno rappresentato la mia via di fuga dalla realtà; mi faceva tutto schifo; vedevo attorno a me eroi cinici, negativi. Al contrario, mi hanno sempre appassionato gli eroi buoni. Sono riuscito a scrivere in questo romanzo quello di cui mi vergognavo». Infatti, dovendosi confrontare giornalmente con una realtà particolarmente difficile come quella casertana, lo scrittore ha trovato una vera e propria via di fuga, come egli stesso racconta, proprio nei libri e nelle storie che contengono. Da qui la volontà di proporre, almeno per una volta, un racconto positivo e spensierato che si contrapponesse in qualche modo alle narrazioni negative e spesso tragiche che ci accompagnano nel quotidiano. Con il suo romanzo, Ianniello si propone quindi di mostrare ai lettori un lato della vita che sembra quasi essere dimenticato, attraverso una storia semplice ma allo stesso tempo efficace e commovente, per nulla banale e, anzi, ricca di colpi di scena.

Un "fischiabolario" per raccontare la vita

«In questo libro si manifesta un potente e positivo ottimismo, il mio ottimismo, la mia vendetta contro eroi che non sopporto più, una vendetta culturale, un modo di andare oltre la comunicazione, di essere se stessi, di descrivere il mondo che abbiamo intorno, inventandone uno nuovo, di non raccontare solo il disagio, ma anche la felicità».
Isidoro, il protagonista, è un “guagliunciello” che nasce con una dote straordinaria: trasformare il linguaggio delle parole nel linguaggio dei fischi. Ad aiutarlo in questa particolare impresa è un merlo indiano di nome Alì, compagno di vita e di avventure, con cui Isidoro instaura un legame di amicizia molto intenso. Il ragazzino decide di inventare un vero e proprio “fischiabolario”, un vocabolario di fischi, da insegnare soltanto ai poveri, agli umili, per potersi difendere dai prevaricatori, e organizza una rivoluzione pacifica che porterà la giustizia e la felicità nella “libertà dal bisogno”. Tutto sembra andare per il meglio, fino a quando un terremoto, quello devastante degli anni ’80, segna  profondamente la vita del protagonista, che perde gli affetti e la parola e decide di raccontare la sua vita unicamente attraverso il fischio, con un effetto catartico. A tal proposito Ianniello afferma che il linguaggio ha funzione salvifica, che permette di esprimerci e che può essere personalizzato e modellato su misura. La lingua serve infatti a due cose: a raccontare il mondo così com’è o a raccontare un mondo nuovo, e in questo caso serve un linguaggio nuovo. 
Tra i tanti insegnamenti che l’autore dispensa nel suo romanzo ci ha colpito in particolare quello che recita “Sparte e capisce”: se c’è qualcosa che non capisci, devi fare uno sforzo di separazione, ovvero separare le cose e approfondire quello che ti interessa, per non fare di tutta l’erba un fascio. Ianniello aggiunge che “Sparte e capisci” significa anche che, per poter capire qualcosa che non ci appartiene, dobbiamo fare lo sforzo di separarci dalle nostre idee, allontanarci dalle nostre convinzioni. Accettando le idee dell’altro, senza respingerle pretestuosamente, forse si riesce ad arrivare a un granello di verità. 
Il mondo che ci presenta Enrico Ianniello è proprio un mondo al contrario, ma straordinariamente positivo; non a caso a chiudere il romanzo è la “Prima lettera d’amore scritta in bagno” da Isidoro, abitudine ereditata dal padre che era solito riflettere sulla vita proprio in bagno. «Cara Marella, amore mio ritrovato, ... con te ho capito che ... la malattia fa schifo, certo, ma non è il contrario della vita: è il doppio della vita stessa, è la vita più la coscienza di vivere, la gioia consapevole del godimento che ti aspetta per il solo fatto di stare al mondo»: un invito a riemergere alla luce, un inno alla vita, in un’epoca assediata dal lutto, da parole che violentano e da storie di sangue e di odio che sembrano non dare scampo.

Per GPS

Marika Chiarello-Caracciolo
Chiara Rosafio
Margherita Protopapa
Marta Protopapa

L'Autore

Enrico Ianniello, attore, regista e traduttore, nasce a Caserta nel 1970; frequenta l'istituto tecnico-industriale sempre nella sua città e, dopo il diploma, si forma artisticamente presso la “Bottega teatrale” di Vittorio Gassman. Lavora a lungo nella compagnia di Toni Servillo. Dal catalano ha tradotto le opere del drammaturgo e attore Pau Miró. Nel 2011 Ianniello conquista la popolarità presso il grande pubblico interpretando il commissario Vincenzo Nappi, uno dei ruoli principali della serie TV di RAI Uno Un passo dal cielo a fianco di Terence Hill. Nello stesso periodo Ianniello lavora anche al cinema nel film Habemus Papam di Nanni Moretti, e a un cortometraggio per il sociale, L’agnellino con le trecce. Nel 2012 è attivo in diverse fiction RAI, tra le quali la seconda stagione di Un passo dal cielo
La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin è il suo primo romanzo.
Enrico Ianniello durante l'incontro con gli studenti di Tricase.

Enrico Ianniello durante l'incontro con gli studenti di Tricase.